martedì 18 settembre 2012

Open


non conosco il tennis, non l'ho mai seguito, non so giocare e non conosco le regole. 
Ho letto questo libro perchè ne ho sentito parlare molto bene. 
E infatti meritava, e ci sono rimasta attaccata fino all'ultima riga. Partecipe e coinvolta.
Non è un libro sul tennis, non è una autobiografia.
E' la storia (vera) di un uomo. 
Anzi, è la storia di un bambino portato per il tennis che viene trasformato in un campione suo malgrado.
E' una storia drammatica e dolorosa, e quella che ne emerge è una persona fragile, che solo in età adulta troverà davvero la sua strada nella vita. E paradossalmente il tennis diventerà da scopo a strumento.

Di solito non recensisco i libri che leggo. Quasi mai. Mai qui sul blog. Però questo libro mi ha colpito. Tanto
Mi ha colpito come genitore.
Perchè tutto comincia con un padre-padrone, che obbliga il piccolo Andre ad allenarsi ore e ore e ore a tennis fin da piccolissimo.
"io odio il tennis"
dice più volte Andre in questo libro. Lo dice quasi in ogni pagina. Lo dice per tutto il tempo in cui racconta successi e delusioni. Non con orgoglio, con odio.

E io, da genitore, non posso fare a meno di pensare alla pubblicità pre-olimpica di P&G, quella dove le mamme accompagnavano i bimbi agli allenamenti la mattina prestissimo, fino a portarli a vincere una medaglia alle olimpiadi. E mi chiedo se sia giusto.
E mi chiedo quanto siano i genitori a volere il successo ma non i figli.
E quanti grandi atleti in verità odino il loro sport, ma non abbiano il coraggio di dirlo. 
Come appunto Andre racconta nel libro.
Come anche ha fatto Alex Schwazer che non sapendo come tirarsi fuori ha deciso di doparsi, e poi lasciarsi beccare (io ho deciso di credere a questa versione, senza fare troppa dietrologia sui tempi e i modi)

La BambinaGrande ha sei anni. Ha solo sei anni. E io mi aspetto da lei che si impegni a scuola. E che giochi, tanto, finchè può. E basta.
E sinceramente guardo con pena le sue amichette che, a sei anni, hanno due-tre pomeriggi occupati da attività extrascolastiche come la piscina, la danza, la ginnastica artistica. E non hanno tempo per giocare.
Sarà che ancora non ha trovato una cosa che veramente la appassioni (a parte il disegno, forse), tra le tante tantissime cose che spero per il suo futuro non c'è di sicuro una carriera sportiva così spinta. E nemmeno la notorietà.


8 commenti:

  1. grazie per il consiglio sul libro me ne ricorderò quando penserò di acquistare il prossimo libro per leggerlo - ne ho tanti ancora da leggere - lo sport penso che ad un bambino debba piacere...se è portato deve piacere ancora di +. ci sono purtroppo genitori che non hanno raggiunto quello che desideravano e rivolgono ai figli la loro fama di successo...almeno in questo caso è andata bene..ci sono figli che non si riprendono !

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  2. Mi sa che me lo andrò a leggere, mi piacciono le autobiografie. Non sono genitore, però come figlio mal riuscito posso dirti che i figli, al di là degli sport e delle attività extra-scolastiche, vanno stimolati. La tua, dato che sceglie quelle formine da mettere sulla crostata, sicuramente lo è.

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  3. @Twins: hai ragione. Il libro lo consiglio di sicuro!
    //A: le attività extra-scolastiche spesso più che uno stimolo sono un parcheggio, soprattutto per i bimbi più piccoli (4-5-6 anni). Ovvio che son meglio della TV, ma se si riesce a fare qualcosa insieme ai propri figli io preferisco (vedi la torta, o anche solo una passeggiata fino al parchetto)

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  4. io ho sempre pensato che a un futuro, ipotetico figlio, vorrei far fare nuoto..ma non per le medaglie olimpiche..ma perchè a saper nuotare poi non sarà mai frenato dalla paura ne al mare ne al lago.. e imparerà che l'acqua, presa con i dovuti modi, non è mai nemica..se poi si appassionerà al punto di competere mi alzerò anche alle 3 per lui o lei.. ma non sarò io a imporglielo

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  5. @GialloComeLuce: non pensare a cosa vorresti. Ora è presto. Dipende tanto dal bambino, da come sarà. Se non amerà la piscina io non credo che lo porterai e lo farai piangere per tutta la lezione (io non potrei, ma conosco persone che lo fanno)

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  6. Infatti ho detto vorrei.. non assolutamente.. se non vorrà non potrei farlo piangere disperato..se non vorrà far quello mi adeguero':è solo che mi sembra utile. Vabbe, vedremo :-)

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    1. Cioè, il mio discorso era che non lo farei solo per "parcheggiarlo".. ma perché avrebbe una utilità che si porterebbe tutta la vita. Ehm.. mi sa che mi sono incartata..

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  7. @GialloComeLuce: tranquilla che ho capito ;)

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L'educazione è molto apprezzata