Omicidio a Carloforte
di Antonio Boggio
Antonio Boggio, al suo esordio nel romanzo, con lingua fluida, colorata qui e là di espressioni dialettali, costruisce una trama complessa che si snoda rapida tra personaggi originali e un'ambientazione ricca di fascino.
L'odore di croissant e l'aroma del caffè gli avvolsero lo stomaco. "Come fa un uomo a iniziare la giornata senza aver fatto la colazione?" Trasse un sospiro ed entrò nel bar, pensando che tanto il morto poteva aspettare. Se non hanno pazienza loro, chi ce la doveva avere?
Il commissario Alvise Terranova ha tre passioni: il buon vino, Tom Waits e la poesia. È a Carloforte da poche settimane ma non è un forestiero, fino all'età di quattordici anni ha vissuto nell'isola. Alle soglie della celebrazione della Madonna dello Schiavo, una delle principali festività del paese, un servizio dell'emittente locale Tele Radio Maristella mostra i danni causati dal maltempo e una scritta apparsa sul muro della chiesa: la fede è in pericolo. La mattina successiva, viene ritrovato il corpo senza vita di padre Moresco, storico sacerdote di Carloforte. Il medico intervenuto dichiara che la morte è sopraggiunta accidentalmente, a causa di una caduta dalle scale, ma Alvise non è convinto. C'è un gruppo di fedeli scontenti che aveva avviato una petizione per richiedere il trasferimento di padre Moresco; l'accesa discussione che il prete ha avuto in chiesa con una donna, a tarda notte, poco prima di morire. E poi c'è una chiave che, però, non apre nessuna porta della canonica. Quando il commissario riceve una lettera anonima, tutti i sospetti si spostano in una direzione. Ma lui non è mai stato il tipo che si innamora della versione più facile e continua l'indagine contro il parere di tutti. Tra trame politiche, clientelismi locali, intrighi di diversa natura, tentati sabotaggi e depistaggi, Alvise riuscirà a scoprire il segreto così a lungo tenuto nascosto, che è costato la vita di padre Moresco.
Trasparelena ha iniziato questo romanzo un po' con la speranza di aver trovato il Montalbano sardo. Ecco, anche no, tuttavia è un bel giallo, il commissario Terranova è simpatico e la vicenda non è poi così scontata, anzi!
Forse l'idea del Montalbano sardo non era solo di Trasparelena ma anche dell'autore, che, così come fa Camilleri, infila allegramente frasi e modi di dire in sardo, anzi in sardo carlofortino, che a tratti pare genovese, nei dialoghi e nel racconto. Spiace dirlo ma sarebbe stato meglio evitare, peraltro il sardo si capisce molto meno del siciliano, e Trasparelena essendo nordica, sul tema è decisamente imparziale
In ogni caso, Trasparelena consiglia
recensione e foto www.ibs.it